
L’allusione sessista e l’oggettivazione del corpo femminile in una campagna pubblicitaria in provincia di Lecco
Quando si avvia una campagna pubblicitaria per una palestra non è facile riuscire ad evitare le polemiche. Quella lanciata dalla nota palestra Fitactive di Robbiate, in provincia di Lecco, ha fatto il giro dei social, facendo indignare centinaia di persone che accusano l’azienda di sessismo. Si tratta, nello specifico, di due campagne pubblicitarie in cui cambia il soggetto, ma non il messaggio. “Eva si allena tre volte a settimana, fa zumba tre volte a settimana e fa sesso tre volte a settimana… suo marito no“, recita uno dei due manifesti pubblicitari affissi in via Milano.
Non è stato tanto la modella messa in bella mostra nella pubblicità a suscitare le polemiche tra i passanti, ma il messaggio in sé. Persino gli stessi clienti della palestra hanno manifestato nella pagina Facebook dell’azienda la propria indignazione. “Ma che pubblicità è? Come frequentatrice mi sento offesa, e in questo modo offendete anche mio marito“, recita uno dei commenti presenti sul social network.
Non è mancata la risposta da parte della palestra che ha replicato ai commenti, spiegando come anche altri marchi, persino quelli molto conosciuti, utilizzano il fascino femminile ed i doppi sensi per attirare l’interesse del consumatore: dai profumi, alle patatine, passando per l’abbigliamento, i liquori e la politica. Le critiche sono state così tanto da finire persino sulle pagine dei giornali nazionali, come il Corriere della Sera.
Non si tratta del primo caso di campagna pubblicitaria sessista e di certo non sarà l’ultimo. Sin dagli anni ’50 il corpo delle donne è stato sfruttato al fine di catturare l’attenzione dei consumatori. Noi di Buukit abbiamo redatto un articolo sulla mercificazione del corpo femminile nella pubblicità, nella speranza che il ricorso a questa diffusa pratica che, come abbiamo ribadito nello speciale risulta rischiosa per le nuove generazioni, giunga alla conclusione.